Bassir viene dal Senegal. E’ arrivato in Italia a maggio dell’anno scorso. Ha 11 anni e non sorride mai. Con l’italiano ha iniziato ad imbastire qualcosa. E’ diligente e intelligente, molto educato e rispettoso. E vuole imparare.
Stamattina piangeva. Piangeva di un pianto composto, straziante. Piangeva perché non riusciva a farsi capire. Piangeva perché non lo capivamo. Piangeva perché anche mamma e papà non capiscono l’italiano e non possono aiutarlo. E noi lì intorno, bidelle comprese, a cercare di consolare quel pianto. Intuendone l’origine, provando a consolarlo con il calore di un abbraccio, l’unico linguaggio davvero internazionale
Com’è difficile abbandonare la propria terra,le proprie sicurezze, la propria lingua. Com’è faticoso sentirsi soli anche se intorno a te un caleidoscopico mondo gira, suona, fa rumore. Un mondo di oggetti, persone, colori, lingue, abitudini, automobili, segni, regole … nel quale devi trovare uno spazio. Senza fare troppo rumore.
Dedico a Bassir , a Busayna e a tutti i miei alunni “con la valigia” il lavoro fatto in classe, che è diventato una sezione di Cittadinanza e costituzione nel sussidiario dei Linguaggi LEGGI E VAI.

